venerdì 24 aprile 2009

IL 25 APRILE AL FEMMINILE


“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la Costituzione, scrisse Piero Calamandrei, andate nelle montagne dove caddero i partigiani; nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”.

LE DONNE NELLA RESISTENZA

Le donne ebbero un ruolo molto importante nella Resistenza: si distinsero per coraggio e talvolta per astuzia, e si dimostrarono una spalla importantissima per le organizzazioni partigiane. Esse entrarono nella Resistenza per varie ragioni: per ideali politici nettamente contrapposti al fascismo, per aiutare parenti o amici facenti parte delle bande partigiane, oppure per contribuire al ritorno della giustizia; in ogni caso furono attive su più fronti: nelle città (dove prendevano parte perlopiù alla Resistenza politica e civile), nelle campagne e soprattutto nei paesi di montagna (in qualità di “staffette”).

La staffetta aveva il compito di tenere i contatti fra le diverse brigate, o fra i partigiani nelle formazioni e le loro famiglie; ma molto spesso portava anche munizioni e armi che si procurava grazie al disarmo di alcuni tedeschi, o che riusciva ad ottenere grazie a collegamenti clandestini con chi militava nelle città. Quando godeva di particolare fiducia da parte dei capi partigiani, la staffetta aveva anche l’importantissimo compito di reclutare e accompagnare in formazione i potenziali resistenti (che non di rado erano fascisti “sbandati” o addirittura tedeschi). All’interno della brigata, poi, aveva ancora altri compiti: era l’amica, per il sostegno e la disponibilità che dava ai partigiani, ma soprattutto era l’infermiera; teneva infatti i contatti con il medico e con il farmacista del paese più vicino e tentava di procurarsi il necessario per curare i pidocchi e la scabbia (che molto spesso erano un vero flagello per i partigiani) o le ferite procurate in battaglia. Denyse Baral, residente a Inverso Pinasca e staffetta “supplente” della I Divisione Autonoma Alpina Val Chisone, nella brigata “Marcellin” di Pragelato e Sestriere, ricorda di esser andata con una compagna da Gran Dubbione a Bout du Col in bicicletta per curare un partigiano ferito.

Le staffette, di norma, non erano armate, per evitare di essere identificate e arrestate nel corso di un’eventuale perquisizione; anzi, erano vestite in modo comune il più comune possibile, ed erano spesso fornite di una borsa col doppio fondo per poter nascondere al meglio il materiale che portavano con sé. Il loro primo obbiettivo era quello di passare inosservate dinnanzi ai posti di blocco tedeschi; Denyse Baral dice: «I tedeschi ci conoscevano già, però spesso chiudevano un occhio! Ci lasciavano passare; abbiamo avuto molta, molta fortuna! Ma il segreto era non dar troppo nell’occhio, comportarsi normalmente, non scappare mai, non mostrarsi mai nervose dinnanzi ai tedeschi».

Tuttavia, alcune staffette decisero di armarsi (alcune addirittura combattendo alla stregua dei partigiani, ma queste furono poche rispetto al totale: mediamente una su cento): un esempio è l’inversina Carlotta Genre, che tutte le staffette e resistenti civili ricordano per coraggio e astuzia; in particolare, Denyse Baral dice: «Carlotta (ormai morta), staffetta attiva soprattutto fra Inverso, Pramollo e San Germano Chisone, era armata fino ai denti, e si è distinta in più di un’occasione, mettendo a repentaglio la propria vita per salvare il maggior numero di partigiani dalle retate tedesche». Irene Baral dice ancora di lei: “Carlotta ha combattuto come un uomo, a volte anche di più”.

La figura della staffetta fu molto rispettata, soprattutto all’interno delle formazioni, poiché si riconosceva l’importanza del lavoro che essa svolgeva; la donna che decideva di fare la staffetta era animata da un forte sentimento di giustizia, da una grande forza d’animo, e da un grande coraggio che la spingeva ad anteporre alle proprie esigenze personali quelle della causa per la quale combatteva con tutti i propri mezzi.

Non fu facile, soprattutto per le donne, entrare a far parte della Resistenza: tante erano le responsabilità, tanti i doveri, ma tanti anche gli obbiettivi; eppure, molte donne decisero di dedicare le loro forze, oltre che ai normali doveri di madri e mogli, a una causa superiore, che mise in luce la loro importanza all’interno della società. Proprio con la Resistenza le donne si sono rivelate la “spalla” irrinunciabile per gli uomini; in circa 35.000 - soltanto in Italia - hanno dato vita a “una Resistenza davvero sofferta e taciuta”.

FONTI:
- Anna BRAVO, Anna FOA, Lucetta SCARAFFIA, I nuovi fili della memoria 3. Uomini e donne nella storia dal 1900 ad oggi, Roma-Bari, Laterza, 2003.
- Anna Maria BRUZZONE, Rachele FARINA, La Resistenza Taciuta: dodici vite di partigiane piemontesi, Torino, Bollati Boringhieri, 2003 (1^ ed. 1976).
- Angela TRABUCCO, Resistenza in Val Chisone e nel Pinerolese, Pinerolo, 1984, 333 p.
- Colloqui con le signore Denyse Baral e Irene Baral residenti a Inverso Pinasca (16 febbraio 2006).
- Montoso – 45 anni dopo. Il prezzo della libertà e della pace, a cura di Maria Airaudo, Bagnolo Piemonte, 1990, pp. 199-201.


Ho conosciuto personalmente una di queste donne, Venariese come me: ascoltarla durante le commemorazioni del 25 Aprile era come vivere ciò che avvenne allora, lei era di poche parole ma trasmetteva tutta la carica di chi aveva lottato sapendo di combattere per una giusta causa: la Libertà !



19 commenti:

  1. Bravo Sirio. Come donna, ti ringrazio di avere ricordato il sacrificio femminile negli eventi storici legati al 25 Aprile.

    Anch'io su Scientificando ho segnalato alcuni link sul ruolo delle donne nella Resistenza.

    Buon 25 Aprile.
    annarita

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  2. La libertà, la nostra libertà!
    Grazie sirio per questo bellissimo post.
    Buona serata, roberta.

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  3. Cara Annarita, penso che la resistenza e la lotta partigiana non avrebbero potuto essere così efficaci prescindendo dalle donne.
    In qualunque attività umana la presenza femminile è indispensabile!

    Verrò a leggerti su Scientificando, intanto ti auguro un sereno 25 Aprile.

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  4. Ciao Roberta, pensando al sacrificio di tante persone quests Libertà dovremmo apprezzarla e difenderla ancora di più!

    Un caro saluto.

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  5. Lo, i valori "veri" vengono portati avanti principalmente dalle donne, perciò vanno riconosciuti e apprezzati!

    Buon 25 Aprile e un caro saluto.

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  6. Buon 25 aprile Sirio, al femminile è ancora più bello!

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  7. Da quanto tempo il russo! Mi fa molto piacere risentirti.

    Grazie, ricambio e un caro saluto.

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  8. ...Per ricordarci di non dimenticare
    Grazie Sirio

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  9. Avrei voluto essere una staffetta.Chissà se ce l'avrei fatta!

    Buon 25 Aprile caro Sirio!

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  10. Bellissima frase di Calamandrei,
    dovrebbe farci riflettere molto!
    Ciao
    Ornella

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  11. Ciao Pierangela, buona fine settimana anche a te.

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  12. Cara stella,grazie.
    Questa mattina sono stato a Venaria per la commemorazione ufficiale del 25 Aprile,naturalmente con la mia banda.
    Mi si è avvicinato un arzillo signore,oggi ultra-ottantenne, che conosco da tanto tempo.Aveva gli occhi che gli brillavano, mentre mi diceva: sono stato decorato al valor militare,se fosse necessario rifarei oggi ciò che ho fatto allora...!!

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  13. Pino hai perfettamente ragione.
    Io non ho vissuto direttamente questi fatti, ma ti garantisco che sentirne parlare i testimoni mi viene ancora la pelle d'oca...!

    Un caro saluto.

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  14. Guernica,penso proprio di sì!
    Non è molto che ti conosco ma ti vedo grintosa, volenterosa e combattiva; tutte doti che servono oggi come ieri, perchè i valori da difendere sono gli stessi...!

    Ciao, un caro saluto.

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  15. Cara Ornella, noi su queste cose riflettiamo perchè abbiamo nel cuore i valori sanciti dalla Costituzione.I medesimi valori oggi vengono calpestati a più riprese, e le vittime non sono più i resistenti del "45" ma altri...ugualmente vittime!!

    Ciao, un forte abbbraccio.

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